L’Inail fornisce i piani mirati di prevenzione (PMP), secondo lo standard contenuto nel Piano nazione di prevenzione (PNP), come strumento di prevenzione sulla salute e sicurezza negli ambienti lavoro in grado di supportare le aziende di vari comparti produttivi, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni.
In questo articolo, parleremo dell’indagine PMP effettuata dal 2015 al 2017 su 33 Residenze per anziani della provincia di Trieste, perché è la provincia con l’indice di vecchiaia più alto, con la metà delle strutture socio-sanitarie della regione, di cui l’80% di piccole dimensioni e di tipo “residenze polifunzionali”, e il 20% di dimensioni maggiori con utenti non o parzialmente autosufficienti o con situazioni sanitarie complesse.
Sono stati utilizzati e implementati, perciò, tre strumenti:
- Scheda di rilevazione integrata: checklist per la prima fase di vigilanza del Dipartimento di prevenzione, in cui sono riportati gli aspetti da valutare, raggruppati in 5 settori: requisiti assistenziali, requisiti sicurezza sul lavoro, requisiti igienico-ambientali, requisiti igiene alimenti e requisiti nutrizionali;
- Questionario sulla percezione dei rischi per i lavoratori: questionario anonimo fornito ai lavoratori per comprendere quanto si sentano sicuri rispetto al pericolo e valutare la probabilità di accadimento di eventi prelevati dallo storico degli infortuni, suddiviso in 7 aree tematiche;
- Scheda di autovalutazione aziendale in merito alla sicurezza sul lavoro: scheda per i gestori su cui sono riportati gli aspetti della sicurezza del lavoro da tenere sotto controllo, con i riferimenti normativi per ciascun punto, in modo tale da renderli consapevoli dei punti critici su cui agire.
Durante le visite di vigilanza, gli ispettori hanno rilevato che:
- è presente un elevato turn over;
- i rischi prevalenti sono quello biologico, movimentazione dei carichi e lavoro notturno;
- le maggiori criticità riguardano il settore della nutrizione e dell’igiene alimentare, e nell’ambito della sicurezza sul lavoro, la valutazione dei rischi incompleta, la formazione, la sorveglianza sanitaria e i DPI.
I questionari sulla percezione sono stati compilati da 518 lavoratori, di cui l’86% donne, il 48% provenienti dall’Est Europa senza problemi di comprensione della lingua, il 48% nella fascia d’età 40-54 anni e il 41% operatori socio sanitari. Dall’analisi sono emerse le seguenti considerazioni:
- i rischi maggiormente percepiti sono la movimentazione dei carichi, lo stress, gli infortuni e gli agenti biologici; l’età è ritenuta un fattore di rischio aggiuntivo (infatti, la maggior parte degli infortuni in questo settore avviene nella fascia d’età 45-64 anni);
- il 65,7% non si sente parte attiva nelle misure di prevenzione, in quanto solo il 39,4% dei suggerimenti sono ascoltati; nemmeno crede nelle misure di protezione, infatti, il 29,6% non usano i DPI;
- il 25% ha subito un infortunio e un quarto più di uno, la cui causa per il 30% è dovuta alla scarsa organizzazione e per il 20% all’informazione inadeguata, ma il dato più drammatico è che per l’84,3% non ha determinato un atteggiamento più responsabile post infortunio;
- il 60,7% va al lavoro anche se sta male, nonostante la consapevolezza del rischio biologico per i colleghi e gli ospiti;
- il 55% ha sofferto di disturbi muscolo-scheletrici nell’ultimo anno, di cui il 60,2% alla colonna vertebrale (tanto è vero che la distorsione alla colonna vertebrale è la seconda natura di infortunio in questo settore), ma il 92% ritiene comunque di essere in buona salute;
- il clima lavorativo è positivo e i lavoratori stranieri sono ben integrati.
La terza fase è stata applicata solo su una struttura per anziani di III livello di grandi dimensioni e ha permesso di aggiornare la scheda, inserendo per ciascun fattore anche le responsabilità ed è stata messa a disposizione nel sito web dell’ASUGI.
In conclusione, da questo studio è emerso che le strutture residenziali per anziani hanno bisogno di agire sull’informazione e formazione, a partire dai datori di lavoro e dai dirigenti, per sensibilizzare sulla salute e sicurezza sul lavoro, e sull’implementazione di un sistema di gestione della sicurezza sul lavoro (norma ISO 45001) per migliorare l’organizzazione aziendale.
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