Gli spazi confinati sono luoghi dove possono entrare uno o più dipendenti che presentano delle limitate aperture in entrata e/o in uscita.
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Le caratteristiche principali degli spazi confinati sono le dimensioni ridotte oltre che la presenza di ventilazione naturale sfavorevole e/o la presenza di sostanze inquinanti che rendono impossibile la permanenza di persone al loro interno per tempi prolungati.
La valutazione e rilevazione dell’inquinamento degli ambienti confinati prende quindi in considerazione oltre la qualità dell’aria interna una serie di altri diversi parametri che permettono di determinare il modo in cui un operatore può procedere al loro interno.
Per meglio capire e valutare se si è in presenza o meno di uno spazio confinato basti l’esempio: sono considerati spazi confinati pozzi, fognature, scantinati, serbatoi, caldaie, reattori, doppio fondo delle navi, silos, condotti dell’aria condizionata e di depurazione industriale, ciminiere, vani degli ascensori, torri di distillazione, ecc.
All’interno di questi luoghi, la Comunità Europea ha individuato due tipologie di rischi incontro ai quali è possibile imbattersi: rischi generali e rischi specifici.
La distinzione tiene in considerazione dei diversi livelli di pericolo al quale va incontro un lavoratore.
Nel primo caso, rischi generali, si è esposti a caduta, al restare intrappolati, a disturbi per effetto di calore, freddo, rumore e vibrazioni, è possibile essere esposti a posture scorrette, ustioni termiche, ecc.
In presenza di rischi specifici invece i rischi da considerare sono vere e proprie emergenze che hanno una portata rilevante come la possibilità di esplosioni, il soffocamento, l’avvelenamento, ustioni termiche o chimiche da materie tossiche, ecc.
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Fonte infografica: Honeywell